La preparazione dell’alpeggio, rito centrale nell’economia di Primiero
Chi nelle stalle ci lavora tutti i giorni sa benissimo che le vacche sono animali sensibili e intelligenti, molto più di quanto possiamo immaginare noi cittadini, che spesso le osserviamo solo da lontano. Si dice anzi – e a noi l’idea piace molto - che le vacche comunichino fra loro e che in mezzo al rumore sommesso delle mascelle che triturano lentamente il fieno, le voci corrano piuttosto veloci. Possiamo dunque pensare che nelle stalle, proprio in questi giorni di fine maggio, si avverta aria di partenza e che le vacche (tutte o quasi, dopo vediamo il perché) non vedano l’ora di mettersi in viaggio. Siamo alla vigilia della monticazione, ovvero il trasferimento all’alpeggio in alta quota, dove si respira aria pulita, si mangia erba fresca e si trascorre al pascolo buona parte della giornata.
L’importanza del check-up salute
C’è chi si prepara a partire in pochissimo tempo, per indole o per necessità. E chi invece è molto più organizzato e comincia a prepararsi settimane o mesi prima. Le stalle sono di questo secondo tipo perché il trasferimento di una comunità di decine e decine di bovine da latte non è un evento che si possa improvvisare in quattro e quattr’otto. Gli animali devono essere in ottimo stato di salute e devono essere pronti ad affrontare una stagione che è sì molto benefica dal punto di vista fisico, grazie al movimento quotidiano che favorisce lo sviluppo della muscolatura, migliora l'attività
circolatoria e potenzia la capacità polmonare. Ma al tempo stesso è anche impegnativa, perché in alpeggio le vacche devono raggiungere i pascoli situati più in quota e pertanto non possono assolutamente soffrire di zoppia o disturbi articolari. Per prima cosa dunque, nei due mesi precedenti alla partenza, vengono fatti tutti i controlli relativi agli arti, cioè zampe e soprattutto zoccoli, che avendo una superficie d’appoggio molto piccola devono essere ben pareggiati. In secondo luogo vengono fatti tutti i controlli veterinari sulla sanità del latte e sullo stato di salute della mammella, dal momento che in malga le vacche vengono munte regolarmente come in stalla.
La preparazione graduale al cambiamento alimentare
C’è poi l’aspetto “dieta”, ovvero la gestione del cambio alimentare. Da circa metà maggio, accanto al fieno che hanno mangiato regolarmente per tutto l’inverno, le vacche trovano anche un po’ d’erba. Questo perché è necessario evitare di passare di colpo da un’alimentazione a base fieno a un’alimentazione a base erba. Per questo si procede con gradualità. E una volta arrivati in alpeggio si continua per altre due settimane a dare fieno con un’aggiunta via via sempre maggiore di erba. Fintanto che il rumine, che è il primo stomaco della vacca, riesce ad abituarsi e a lavorare al meglio tutti i nutrienti contenuti nel vegetale fresco. In alpeggio saranno i malgari a decidere quando interrompere questa fase di transizione: semplicemente quando vedono
che il fieno avanza. A ben vedere qualcosa di simile succede anche a noi umani: se uno che non mangia mai latticini beve improvvisamente un litro di latte è quasi certo che stia male, e non perché il latte non faccia bene, ma perché il suo apparato digerente non è più abituato a produrre lattasi, ovvero l’enzima che permette di digerire il lattosio.
La scelta del momento migliore per salire in quota
Le vacche, ovvero le bovine produttrici di latte, si muovono poco d’inverno e quindi si tende ad evitare che partano dal fondovalle e arrivino in quota camminando. Sarebbe molto impegnativo per il loro fisico e, di conseguenza, potrebbero esserci ripercussioni negative sulla qualità del latte. Per questo vengono trasportate. Diverso il discorso per le vitelle e le manze, che ancora non producono latte. Sono più giovani e in primavera sono già in movimento nei
pascoli di fondovalle, non dovendo stare in stalla per la mungitura. Il trasferimento in alpeggio non avviene in un giorno predefinito, ma varia in base al clima. Bisogna valutare infatti sia le temperature sia la crescita dell’erba nei pascoli. Ci può essere un maggio caldo e siccitoso, che porta ad anticipare la partenza. Oppure può esserci una primavera fredda e piovosa, e allora la monticazione si sposta in avanti. Appena si vede che le temperature si alzano e che l’erba è pronta, in tre giorni si organizza la trasferta, assolvendo le pratiche burocratiche e comunicando ai servizi sanitari che gli animali si stanno per spostare. Di norma, da fine maggio a metà giugno, gli allevatori sono pronti e, giorno per giorno, si valuta qual è il momento opportuno.
Chi parte per l'alpeggio e chi resta in stalla
Non tutte le vacche vanno in alpeggio. Quelle con problemi sanitari che richiedono cure non possono salire in malga, semplicemente perché non ci sono le condizioni per accudirle. E per quanto riguarda gli animali con problemi all’apparato locomotore, i pastori non sono in grado di fornire loro il fabbisogno giornaliero di erba fresca. Le vacche invece che non hanno uno stato di salute ottimale della mammella possono essere messe in asciutta e mandate in alpeggio con le vitelle e le manze. Rimangono sicuramente a fondovalle le vacche che hanno appena
partorito, perché sono ancora troppo delicate per affrontare il “ritmo” di vita dell’alpeggio.
La preparazione riguarda anche la malga
Come le vacche, anche le malghe vengono preparate in previsione dell’alpeggio. Viene predisposto l’impianto di mungitura, la strumentazione e tutto l’occorrente per la conservazione del latte. Vengono fatte le manutenzioni e le sostituzioni, in modo che tutto funzioni a dovere. Il personale di malga, a sua volta, viene formato perché possa attuare le migliori prassi relative sia all’igiene che al benessere degli animali. Il pascolo, a gestione turnaria, viene organizzato in base all’altitudine. Vengono preparati prima i
prati che si trovano più in basso e poi quelli situati più in alto, dove peraltro l’erba cresce dopo. La progressione del pascolo parte dalle vicinanze della malga e precede verso i pascoli più lontani, assecondando l’ambientamento degli animali. I prati sono ovviamente polifiti, ovvero stabili, con grande ricchezza di carotenoidi, omega3 e acido linoleico, che poi vengono trasmessi anche nel latte.
Questione di settimane, giusto il tempo che le vacche salgano in quota e si adattino all’alpeggio, e i nostri casari di Primiero inizieranno a lavorare un latte decisamente diverso: quello proveniente dalle tante malghe attive che operano in forte sinergia con il nostro Caseificio. Si chiamano: Malga Doch, Malga Lozen, Malga Fossernica di Fuori, Malga Fossetta, Malga Pala, Malga Fosse, Malga Rolle Costoncella, Malga Juribello, Malga Venegia, Malga Venegiota e Malga Vallazza. Tenetevi pronti: i nostri prodotti più distintivi ed esclusivi stanno per arrivare!
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