La cultura dell’alpeggio nel passato e nel futuro di Primiero
La cultura è nei libri e la coltura è nei campi. Così almeno ci hanno insegnato a scuola. Ma non è del tutto vero… Il termine cultura deriva infatti dal verbo latino colere, che vuol dire coltivare. Il significato si è poi allargato a tutto ciò che comporta cura verso gli Dei, e cioè “culto”. Da lì il viaggio della parola attraverso i secoli è stato lungo e complesso. E alla fine, nella nostra lingua moderna, dicendo “cultura” indichiamo tante cose. Tra queste c’è anche il sistema di saperi, eredità, opinioni, credenze, costumi e comportamenti che accompagna ogni attività umana. Ecco perché è quanto mai appropriato parlare di cultura anche in riferimento all’alpeggio… Perché è una pratica antichissima e di grandissima importanza per tutte le nostre comunità montane.
Un tuffo nella storia più antica
Siamo in un blog, è vero, ma qualche cenno di storia antica può interessare un po’ tutti. Andando indietro di ben 6000 anni scopriamo che qui in Trentino l’uomo neolitico utilizzava i pascoli in modo saltuario. Un po’ alla volta l’allevamento diventò sempre più diffuso e successe così che i pastori delle tribù cominciarono a salire con gli animali verso le radure poste in quota. Nacque così l’alpeggio, e con esso la necessità di difenderlo. La storia di Ötzi,
morto oltre 5.300 anni fa, ci conferma infatti che fare il pastore voleva dire essere pronti a difendere con le armi il bestiame, sia dai razziatori sia dagli animali predatori. Facciamo un salto di qualche millennio, restando sempre nella preistoria. Gli uomini iniziarono a disboscare e al tempo stesso migliorarono le tecniche casearie. Il peggioramento climatico però rallentò tutto. Poi, circa 3000 anni fa, l’ultima breve glaciazione finì e il clima, finalmente, si fece più mite. Arrivarono i primi strumenti agricoli fabbricati in ferro e l’alpeggio tornò a svilupparsi, così come tutte le attività agricole e produttive. Quando arrivò l’epoca romana, negli alpeggi già si vedevano costruzioni in pietra a secco e le tecniche casearie non erano poi così lontane da quelle attuali.
Cuore dell’economia di montagna
Nelle Valli di Primiero e Vanoi l’alpeggio ha sempre rappresentato un’attività fondamentale dell’economia locale, tanto nel passato quanto nel presente. Tutte le estati, le vacche vengono portate in montagna dove i pascoli ricchi di una grande varietà di erbe aromatiche rendono unico il latte prodotto. In questo contesto le malghe rappresentano tuttora il cuore del mondo contadino di montagna: un luogo
ricco di tradizioni e di saperi al quale è riconosciuto un ruolo fondamentale nella salvaguardia e conservazione del paesaggio. Il pascolo, la produzione del latte e la cura del bestiame scandiscono le ore della giornata preservando l’armonia della natura. Alcune di queste malghe, grazie all’impegno e alla passione dei malgari, affiancano all’attività contadina quella agrituristica con un’offerta culinaria e gastronomica che le rende uniche. Oggi, nelle valli di Primiero e Vanoi le malghe conferenti al nostro caseificio sono 11.
Grandi benefici per gli animali
L'alpeggio consiste nel portare gli animali in malga durante i mesi estivi. Inizia con la monticazione, cioè la salita sull'alpe (o malga), che avviene tra la fine di maggio e la metà di giugno. E termina con la demonticazione, cioè la discesa in pianura, che avviene a fine settembre. Qui in Primiero si chiama “Desmontegada” ed è sempre accompagnata da grandi feste. L’alpeggio porta notevoli vantaggi agli animali. Prima
di tutto da un punto di vista alimentare, perché il maggiore valore nutritivo del pascolo si riflette sia sulla salute che sulla qualità dei prodotti lattiero-caseari. Poi dal punto di vista fisico, perché il movimento quotidiano favorisce lo sviluppo della muscolatura, migliora l'attività circolatoria e potenzia la capacità polmonare. E infine dal punto di vista ambientale, perché in quota c’è una migliore qualità dell'aria e ci sono radiazioni attive che hanno benefici influssi sulla cute, il pelo, l’attività ghiandolare e il metabolismo.
Una cultura che sa anche evolvere
La cultura dell’alpeggio, come tutte le culture legate alle più antiche attività umane, è un vero e proprio patrimonio di saperi che vanno mantenuti e tutelati. Questo non vuol dire che quella dell’alpeggio sia una cultura chiusa e impermeabile ai cambiamenti… Al contrario! Il futuro dell’alpeggio è strettamente connesso con la sempre più intensa collaborazione con istituzioni
scientifiche come la Fondazione Mach di San Michele all’Adige e l’Università di Trento, che hanno come obiettivi, tra l’altro, di ridurre le infestanti, gestire le deiezioni e migliorare il foraggio in qualità e in quantità. Ma al centro di tutto rimane sempre l’uomo, il malgaro, con il suo forte legame con gli animali, la sua profonda conoscenza dei pascoli, il suo essere sempre in sincronia con i tempi della natura. La buona notizia è che nelle malghe del Primiero non mancano giovani che stanno scoprendo di avere la passione e la capacità per portare avanti questa antica e importantissima attività.
Patrimonio di comunità
Ma il grande valore degli alpeggi è da collegarsi ad altri due importanti fattori. Il primo è il senso comunitario di cui sono da sempre testimonianza. La gran parte degli alpeggi infatti sono da sempre “terreno comune” delle genti di montagna. Territorio da tutelare, preservare e difendere, nel comune interesse di tutti. L’altro fattore è che nell’alpeggio il paesaggio creato dall’uomo vive in equilibrio con l’ambiente naturale. Questo equilibrio, se rispettato in ogni suo aspetto, favorisce la salute degli
animali e la qualità del prodotto lattiero-caseario. E al tempo stesso garantisce la sostenibilità dell’attività umana nel rispetto della biodiversità dell’ambiente.
Qui in Trentino l’uomo convive con la montagna da sempre: la sa sfruttare ma la sa anche rispettare, cercando sempre quel famoso equilibrio di cui parlavamo prima. Sarà sempre così? Noi lo speriamo, anche se negli ultimi decenni le nostre montagne sono state spesso maltrattate dall’azione dell’uomo. Ecco, se vogliamo trovare una bella conclusione a questo nostro articolo, possiamo dire che il valore più grande che noi vediamo nell’alpeggio è che ci indica la strada per una fruizione “dolce” della montagna, che è un patrimonio prezioso da destinare anche a nuove funzioni economiche, sociali e culturali. Per le nostre comunità locali inoltre l’alpeggio rappresenta un motivo di coesione e di riferimento valoriale e identitario.
E a proposito di Desmontegada: parleremo della Gran Festa del Desmontegar in un articolo dedicato sul nostro blog. Nel frattempo continuate a seguirci e non perdetevi le nostre newsletter.
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