La stalla, fiore all’occhiello di Primiero
Ogni tanto è utile soffermarsi sulle parole e sui significati che attribuiamo loro. Prendiamo ad esempio la parola “stalla”. Tutti sappiamo che è l’edificio adibito alla cura, alla foraggiatura e al riposo dei bovini. Ma spesso la usiamo per indicare un ambiente sporco e disordinato. E a volte la usiamo anche per definire una persona un po’ trascurata, dicendo che sembra nata e cresciuta in una stalla. Quando poi la fortuna ci gira le spalle allora diciamo che siamo passati dalle stelle alle stalle. Già, eppure il luogo della natività che all’inizio di ogni inverno adoriamo come il più sacro dei luoghi è, guarda caso, un’umile stalla. E alla stalla si legano le più belle immagini della civiltà contadina del passato, quando con i nonni, i vicini e tutti gli animali ci si ritrovava nella stalla a chiacchierare e raccontare. Il calore di una stalla, si diceva un tempo, è qualcosa di magico che nessuna stufa può regalare. E oggi?
Il grande lavoro e la grande passione dei nostri allevatori
Oggi le vacche del Primiero e del Vanoi, quando non sono all’alpeggio estivo in malga, abitano in stalle situate in fondovalle, molto più moderne e più sicure sotto il profilo igienico-sanitario. Gli allevatori sono tutta gente che si tramanda il proprio lavoro di generazione in generazione. Il loro non è certo un lavoro comodo… In piedi la mattina presto, impegnati costantemente a rimboccarsi le maniche, pronti a intervenire appena c’è un problema, sempre aggiornati
e informati sulle novità che riguardano l’allevamento, la stalla, l’alimentazione e la salute degli animali. Ma cosa li spinge a fare tutto questo? La tradizione, certo, e anche il guadagno. Ma è la passione il vero motore che li muove, anche perché sanno bene che il loro lavoro è fondamentale per tutta la filiera casearia. Fra noi del Caseificio e i soci allevatori c’è una forte collaborazione perché condividiamo la consapevolezza che la difesa, la tutela e il continuo miglioramento della qualità sono realizzabili solo con un lavoro di squadra.
Legami che affondano le radici nel passato
Le vacche, qui da noi, fanno un po’ parte delle comunità. E fino a pochi decenni fa facevano parte anche di molti nuclei familiari. Il Trentino un tempo era povero e, soprattutto nelle valli, c’era un’economia di sussistenza. Chi poteva, teneva qualche vacca, per avere il latte fresco ogni mattina e conferire quello che avanzava al caseificio turnario. Tra la stalla e l’abitazione non c’era una grande distanza e anzi, molto spesso, c’era solo una scala. Alla vacca, in famiglia, si voleva bene, e non solo perché donava il
prezioso oro bianco. Il sentimento che si provava nasceva dalla vicinanza e dalla confidenza con un animale, mite e sensibile, che da oltre 10.000 anni è abituato a vivere accanto all’uomo. Difficile da credere, per chi non ha mai fatto una carezza dietro il suo orecchio, ma la vacca, così come il cane, ne va matta.
Cosa succede in stalla d’estate
Per gli allevatori l’estate è un periodo un po’ particolare, perché gran parte delle vacche sono all’alpeggio. Una fase tranquilla, verrebbe da pensare… In realtà non è così, perché le cose da fare per la stalla sono tante. Nei mesi estivi gli allevatori si occupano innanzitutto dei tagli di fieno in fondovalle e a media montagna. Si tratta prevalentemente di prati stabili, cioè non seminati, in cui si trova una maggiore biodiversità, ottimale per la corretta alimentazione degli animali: i tagli nei prati più alti sono più ricchi di sostanze nutritive, mentre quelli più vicini al fondovalle sono più ricchi di fibra. I tagli che si riescono a fare nella bella stagione sono più o meno tre. Sempre nel periodo estivo gli allevatori si occupano della manutenzione e della pulizia della stalla, in particolare delle attrezzature per la mungitura. E questa è un’operazione che viene condotta con estrema cura e attenzione, perché da essa dipendono l’efficienza e il livello qualitativo della produzione del latte, nonché la tutela igienico-sanitaria degli animali.
La stagione più importante
Quando gli animali scendono dall’alpeggio, verso la fine di settembre, si ha il maggior numero di vacche in asciutta, cioè senza produzione di latte, una pratica questa che viene attuata per mettere l’apparato mammario in riposo e portare alle migliori condizioni l’equilibrio metabolico prima del parto. La stagione delle nascite, che va da settembre a gennaio, è un periodo importantissimo e anche molto delicato per la vita della vacca, durante il quale l’allevatore deve prestare massima attenzione sia ai vitelli sia alle partorienti. Dopo il periodo dell’asciutta, la produzione di latte torna ai massimi livelli, soprattutto nei primi 60 giorni dopo il parto, poi si mantiene più o meno costante.
Il benessere animale al centro di tutto l’allevamento
Tutti gli allevatori sanno che, per produrre bene, l’animale deve stare bene. Il fatto è che ci sono stalle e stalle, allevamenti e allevamenti. In quelli del Primiero il benessere della vacca è un dogma, tanto che non si parla di benessere… ma di felicità della vacca. Come sia possibile arrivare a tanto? Il segreto è soprattutto nelle dimensioni delle stalle, che sono medio-piccole e a conduzione familiare, permettendo quindi un rapporto più stretto
tra allevatori e animali. Contrariamente a quanto si crede, la vacca è un animale intelligente, sociale e dotato di una sviluppata sfera emotiva. Tra i fattori che meglio influiscono sulla “felicità” della vacca, oltre all’affettività che può ricevere dall’allevatore, ci sono la possibilità di pascolare nei prati di mezza quota, la libertà di movimento all’interno della stalla, le modalità in cui si alimenta e si riposa, le relazioni con le altre vacche.
Il Primiero esempio virtuoso
In Primiero e in Vanoi ci sono tra le 40 e le 50 stalle (contro le 800 di tutto il Trentino) e nell’insieme ci sono circa 1600 bovine da latte. In montagna la vita produttiva degli animali è più lunga e ci sono bovine che fanno anche 10 parti (in confronto ai 4/5 della pianura). In generale, possiamo dire con sicurezza di essere un esempio “virtuoso” perché tutte le stalle sono assistite nella cura dell'animale dagli esperti della
Fondazione E. Mach di Trento, che intervengono in affiancamento al veterinario aziendale di cui ogni stalla è dotata. Un altro aspetto molto positivo dell’allevamento primierotto è che ci sono molte donne e soprattutto tanti giovani, che stanno portando avanti la tradizione con la stessa passione dei padri e delle madri.
Forse, dopo aver letto questo articolo, vi domanderete quanto conosciamo noi delle vacche? In realtà mai abbastanza. Per cui la prossima volta che visitate il Primiero, venite a fare la conoscenza con uno dei nostri allevatori. Vi racconterà sicuramente cose molto interessanti. Nel frattempo non perdete di vista il nostro blog e la nostra newsletter.
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